inadeguatezza della selezione
naturale, mutazioni, fossili in
Presupposto errato n. 1.
Le mutazioni provvedono la materia prima necessaria alla
formazione di nuove specie. La teoria della macroevoluzione poggia sul
presupposto che le mutazioni (variazioni casuali del codice genetico di piante
e animali) possano produrre non solo nuove specie, ma intere famiglie di organismi
vegetali e animali.
Dati di fatto.
Molte caratteristiche di una pianta o di un animale sono
determinate dalle informazioni contenute nel suo patrimonio genetico, il codice
racchiuso nel nucleo di ogni cellula. I ricercatori hanno scoperto che le mutazioni
possono provocare cambiamenti ereditari nelle piante e negli animali.
Ma NON producono davvero specie completamente nuove!
Ciò che si è
compreso dopo un secolo di studi nel campo della genetica, esclude
l'evoluzione.
Presupposto
errato n. 2.
La selezione
naturale porta alla formazione di nuove specie. Secondo Darwin il fenomeno da
lui definito selezione naturale favorirebbe le forme di vita più adatte
all'ambiente, con la conseguente estinzione di quelle meno adatte. Oggi gli
evoluzionisti sostengono che, con la diffusione e l'isolamento delle specie, la
selezione naturale favorisca quelle che, grazie a mutazioni genetiche, sono in
grado di sopravvivere nel nuovo ambiente. Di conseguenza ipotizzano che questi
gruppi isolati finiscano per evolversi in specie totalmente nuove.
Dati di fatto.
Le ricerche
indicano chiaramente che le mutazioni non possono produrre specie vegetali o
animali completamente nuove. Ma quali prove adducono gli evoluzionisti per
dimostrare che la selezione naturale privilegerebbe le mutazioni vantaggiose
per produrre nuove specie? Un opuscolo pubblicato nel 1999 dall'Accademia
Nazionale americana delle Scienze menziona "le 13 specie di fringuelli
studiati da Darwin alle Galápagos, ora noti come fringuelli di Darwin".
In effetti
i fringuelli di Darwin non stanno diventando "nulla di nuovo". Sono
sempre fringuelli. E il fatto che si incrocino tra di loro mette in dubbio i
criteri che gli evoluzionisti usano per definire le specie.
Tutto questo mostra che persino prestigiose accademie
scientifiche possono mancare di obiettività nel riportare i fatti.
Presupposto errato n. 3.
La documentazione fossile registra cambiamenti
macroevolutivi. Il succitato opuscolo dell'Accademia Nazionale americana delle
Scienze lascia intendere che i fossili rinvenuti comprovino la macroevoluzione
in maniera più che soddisfacente. Dichiara: "Sono state scoperte così
tante forme di vita intermedie tra pesci e anfibi, tra anfibi e rettili, tra
rettili e mammiferi e nell'albero genealogico dei primati che spesso è
difficile determinare con certezza quando è avvenuta la transizione tra una
specie e l'altra".
Dati di fatto.
L'audace dichiarazione dell'Accademia Nazionale americana
delle Scienze lascia perplessi. Perché? Niles Eldredge, evoluzionista convinto,
afferma che le testimonianze fossili non dimostrano che si sia verificato un
graduale accumulo di cambiamenti, ma che per lunghi periodi di tempo
"nella maggior parte delle specie si sono verificati pochissimi
cambiamenti evolutivi se non nessuno".
Finora scienziati di tutto il mondo hanno rinvenuto e
catalogato circa 200 milioni di grandi fossili e miliardi di microfossili.
Molti ricercatori concordano nel dire che, stando a tale documentazione vasta e
dettagliata, tutti i principali gruppi di animali sono comparsi all'improvviso
e sono rimasti sostanzialmente invariati, e molte specie sono scomparse in
maniera altrettanto improvvisa.
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