domingo, 28 de setembro de 2014

L'ESPERIMENTO DI MILLER - SCRIBA VALDEMIR

L'esperimento compiuto da Stanley Miller nel 1953 viene spesso citato per dimostrare che in passato potrebbe essersi verificata la generazione spontanea. Questa spiegazione, tuttavia, presuppone che l'atmosfera primordiale della terra fosse "riducente", ovvero che contenesse solo una minima quantità di ossigeno libero (cioè non legato chimicamente). Perché?
Un libro che prende in esame le teorie sull'origine della vita fa notare che se ci fosse stato molto ossigeno libero 'gli amminoacidi non si sarebbero potuti nemmeno formare, e se per caso si fossero formati, si sarebbero decomposti rapidamente'. (The Mystery of Life's Origin: Reassessing Current Theories) Quanto era fondata l'ipotesi di Miller sulla cosiddetta atmosfera primitiva?
In uno storico articolo pubblicato due anni dopo il suo esperimento Miller scrisse: "Queste, naturalmente, sono congetture, in quanto non sappiamo se la Terra aveva un'atmosfera riducente al tempo della sua formazione. . . . Non è stata ancora scoperta nessuna prova diretta". — Journal of the American Chemical Society, 12 maggio 1955.
Si è mai scoperta questa prova? Circa 25 anni dopo, il divulgatore scientifico Robert C. Cowen riferiva: "Gli scienziati si trovano a dover rivedere alcune delle loro ipotesi. . . . Sono emerse ben poche prove a sostegno dell'idea di un'atmosfera ricca di idrogeno e altamente riducente, mentre ci sono prove che indicano il contrario". — Technology Review, aprile 1981.
E da allora? Nel 1991 John Horgan scrisse su Scientific American: "Durante gli ultimi 10 anni sono però sorti alcuni dubbi circa le ipotesi sull'atmosfera di Urey e Miller. In base agli esperimenti di laboratorio e alle ricostruzioni al calcolatore dell'atmosfera . . . le radiazioni solari ultraviolette, che oggi sono bloccate dallo strato di ozono, avrebbero distrutto le molecole contenenti idrogeno presenti nell'atmosfera. . . . Questo tipo di atmosfera [ricca soprattutto di anidride carbonica e azoto] non sarebbe stato favorevole alla sintesi di amminoacidi e di altri precursori delle molecole caratteristiche della materia vivente". — Trad. in Le Scienze, cit., p. 83.
E allora perché molti continuano a sostenere che l'atmosfera terrestre primitiva fosse riducente, molto povera di ossigeno? In un loro libro sull'evoluzione molecolare, Sidney W. Fox e Klaus Dose rispondono: L'atmosfera doveva essere povera di ossigeno perché, fra l'altro, "gli esperimenti di laboratorio indicano che l'evoluzione chimica . . . verrebbe fortemente inibita dall'ossigeno" e perché i composti come gli amminoacidi "non sono stabili su tempi geologici in presenza di ossigeno". — Molecular Evolution and the Origin of Life.
Non è forse un circolo vizioso? L'atmosfera primitiva era riducente, ci viene detto, perché altrimenti la generazione spontanea della vita non avrebbe potuto aver luogo. Ma in effetti non c'è nulla che garantisca che fosse riducente.
Vi è un altro dettaglio significativo: Se la miscela di gas rappresenta l'atmosfera, la scarica elettrica simula i fulmini e l'acqua bollente sta per il mare, che cosa o chi rappresenta lo scienziato che prepara e conduce l'esperimento?
(Valdemir Mota de Menezes)

sábado, 27 de setembro de 2014

ADN ET LA CREÁTION - SCRIBE VALDEMIR



L'ADN est le livre dans lequel Dieu enregistre toutes les données pour chaque espèce transmettent à leur progéniture les caractéristiques de leurs ancêtres. Vie permet de s'adapter à l'environnement, mais jamais l'émergence d'une nouvelle espèce, causé par des moyens externes, ou même par manipulation génétique. (Professeur de Biologie Valdemir Mota de Menezes)

domingo, 14 de setembro de 2014

INADEGUATEZZA DELLA SELEZIONE NATURALE - SCRIBA VALDEMIR


inadeguatezza della selezione naturale, mutazioni, fossili in

Presupposto errato n. 1.

Le mutazioni provvedono la materia prima necessaria alla formazione di nuove specie. La teoria della macroevoluzione poggia sul presupposto che le mutazioni (variazioni casuali del codice genetico di piante e animali) possano produrre non solo nuove specie, ma intere famiglie di organismi vegetali e animali.

Dati di fatto.

Molte caratteristiche di una pianta o di un animale sono determinate dalle informazioni contenute nel suo patrimonio genetico, il codice racchiuso nel nucleo di ogni cellula. I ricercatori hanno scoperto che le mutazioni possono provocare cambiamenti ereditari nelle piante e negli animali.

Ma NON producono davvero specie completamente nuove!

Ciò che si è compreso dopo un secolo di studi nel campo della genetica, esclude l'evoluzione.

Presupposto errato n. 2.

La selezione naturale porta alla formazione di nuove specie. Secondo Darwin il fenomeno da lui definito selezione naturale favorirebbe le forme di vita più adatte all'ambiente, con la conseguente estinzione di quelle meno adatte. Oggi gli evoluzionisti sostengono che, con la diffusione e l'isolamento delle specie, la selezione naturale favorisca quelle che, grazie a mutazioni genetiche, sono in grado di sopravvivere nel nuovo ambiente. Di conseguenza ipotizzano che questi gruppi isolati finiscano per evolversi in specie totalmente nuove.

Dati di fatto.

Le ricerche indicano chiaramente che le mutazioni non possono produrre specie vegetali o animali completamente nuove. Ma quali prove adducono gli evoluzionisti per dimostrare che la selezione naturale privilegerebbe le mutazioni vantaggiose per produrre nuove specie? Un opuscolo pubblicato nel 1999 dall'Accademia Nazionale americana delle Scienze menziona "le 13 specie di fringuelli studiati da Darwin alle Galápagos, ora noti come fringuelli di Darwin".

In effetti i fringuelli di Darwin non stanno diventando "nulla di nuovo". Sono sempre fringuelli. E il fatto che si incrocino tra di loro mette in dubbio i criteri che gli evoluzionisti usano per definire le specie.

Tutto questo mostra che persino prestigiose accademie scientifiche possono mancare di obiettività nel riportare i fatti.

Presupposto errato n. 3.

La documentazione fossile registra cambiamenti macroevolutivi. Il succitato opuscolo dell'Accademia Nazionale americana delle Scienze lascia intendere che i fossili rinvenuti comprovino la macroevoluzione in maniera più che soddisfacente. Dichiara: "Sono state scoperte così tante forme di vita intermedie tra pesci e anfibi, tra anfibi e rettili, tra rettili e mammiferi e nell'albero genealogico dei primati che spesso è difficile determinare con certezza quando è avvenuta la transizione tra una specie e l'altra".

Dati di fatto.

L'audace dichiarazione dell'Accademia Nazionale americana delle Scienze lascia perplessi. Perché? Niles Eldredge, evoluzionista convinto, afferma che le testimonianze fossili non dimostrano che si sia verificato un graduale accumulo di cambiamenti, ma che per lunghi periodi di tempo "nella maggior parte delle specie si sono verificati pochissimi cambiamenti evolutivi se non nessuno".

Finora scienziati di tutto il mondo hanno rinvenuto e catalogato circa 200 milioni di grandi fossili e miliardi di microfossili. Molti ricercatori concordano nel dire che, stando a tale documentazione vasta e dettagliata, tutti i principali gruppi di animali sono comparsi all'improvviso e sono rimasti sostanzialmente invariati, e molte specie sono scomparse in maniera altrettanto improvvisa.